Differenze di genere
Tra i fattori di rischio relativi agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali vi è la possibile incongruenza organizzativa conseguente a una insufficiente valutazione delle differenze di genere, di nazionalità e di tipologia contrattuale.
Ciò è ribadito anche dai piani nazionali di settore relativi all’agricoltura, alle malattie professionali e ai cancerogeni nonché dallo stesso Piano nazionale prevenzione 2014-2018 il quale ricorda che nell’ambito di uno studio statistico-epidemiologico realizzato in alcune regioni (Progetto del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie “Strumenti per la gestione dei flussi dati nazionali relativi alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori e ai registri di esposizione ad agenti cancerogeni”), è emerso che nell’ambito della sorveglianza sanitaria le differenze di genere sono determinanti nella distribuzione dei rischi. Viene rilevata infatti una netta prevalenza, per le donne, del rischio di esposizione a video terminali, di esposizione ad agenti biologici e di esposizione a sovraccarico biomeccanico.
Al fine di affrontare il tema delle differenze di genere nella prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali è stato istituito uno specifico gruppo di lavoro, sottogruppo del Comitato provinciale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con il mandato di approfondire la tematica delle differenze di genere, anche attraverso l’analisi dei dati quali-quantitativi relativi alla distribuzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali tra uomini e donne al fine di proporre strumenti di prevenzione e di intervento diversificati.
Il gruppo di lavoro, che si è insediato il 13 gennaio 2016, ha visto la partecipazione ai lavori di rappresentanti della Provincia (Dipartimento salute e solidarietà sociale e Agenzia per la protezione dell'ambiente), dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, dell'Inail, U.O. territoriale di certificazione, verifica e controllo, della Cisl, dell'Associazione artigiani e di Confesercenti. Il gruppo di lavoro è stato poi allargato, data la competenza in materia, alla Consigliera di Parità della Provincia, all’Agenzia provinciale per la famiglia (Ufficio pari opportunità), al Comitato Unico di garanzia per le pari opportunità della Provincia di Trento, alla Consigliera di fiducia della Provincia e all'Università degli Studi di Trento.
Dall’analisi dei dati epidemiologici a disposizione (forniti dall’Osservatorio provinciale infortuni sul lavoro, relativi agli anni 2012-2013), è emerso come:
- l’andamento degli infortuni, in calo negli ultimi anni (a parte i primi sei mesi del 2016), ha visto una diversa distribuzione tra uomini e donne, con un minor calo nel sesso femminile rispetto a quello maschile. La percentuale di infortuni sul lavoro nelle donne sul totale è aumentata negli anni, ma va detto che è aumentata anche l’occupazione femminile;
- i settori dei servizi e della sanità hanno un maggior numero di infortuni nelle donne rispetto agli altri settori;
- le donne sono maggiormente soggette agli infortuni in itinere. Questo dato va letto considerando diversi aspetti, quali le modalità di riconoscimento degli infortuni da parte dell’INAIL (che ora, ad esempio, riconosce come infortunio in itinere anche quello occorso utilizzando come mezzo di trasporto la bicicletta), i ruoli familiari (accudimento dei figli, ecc...).
Il gruppo di lavoro ha condiviso come sia importante promuovere interventi di prevenzione diversificati, che tengano in debito conto delle differenze di genere e che consentano di avere contesti di lavoro adeguati per tutte e tutti.
Per far questo il punto di partenza è conoscere e valutare i rischi che effettivamente affrontano i lavoratori e le lavoratrici.
E’ stato quindi elaborato un documento contenente delle indicazioni utili per la redazione di un documento di valutazione dei rischi che tenga conto anche dell'aspetto delle differenze di genere, documento del quale ne è stata predisposta anche una versione semplificata, di più immediato utilizzo da parte dei datori di lavoro.